La pianura bolognese, come la Padana di cui fa parte,
è il prodotto delle alluvioni millenarie operate dai
fiumi nelle loro mutazioni, prima naturali, poi, in
stretto rapporto al variare delle tecnologie, anche
per effetto degli interventi umani.
Certe caratteristiche dell'ambiente, strettamente
connesse alle acque, sono risultate determinanti per
I'evoluzione storica: ad esempio la continuità degli insediamenti
costieri lagunari (Spina, Aquileia, Ravenna,
Comacchio, Venezia, ecc.) o, all'interno, di quelli
della fascia pedemontana che determinano il sorgere
delle città allo sbocco delle valli fluviali che sono
anche vie privilegiate di penetrazione transappenninica.
Allo stesso modo, nella pianura, gli insediamenti hanno
a lungo insistito (anche in età moderna) sui dossi
fluviali prima di procedere alla colonizzazione della
restante pianura e della bassa.
Gli interventi umani si precisano in età romana nella sistematica opera di organizzazione idraulico-viaria-insediativa della centuriazione (una acquisizione definitiva), come, sull'asse della via Emilia si fissa il rapporto tra le città ed i loro distretti rurali.
Abbandonata da tempo l'ipotesi di una Padusa estesa su gran parte della pianura, I'attenzione congiunta di storici, geografi, geologi si rivolge ormai alla ricostruzione circostanziata del territorio, di cui la sistemazione delle acque è momento essenziale, anche se qui sarà impossibile svolgere un discorso approfondito.
Gli interventi umani si precisano in età romana nella sistematica opera di organizzazione idraulico-viaria-insediativa della centuriazione (una acquisizione definitiva), come, sull'asse della via Emilia si fissa il rapporto tra le città ed i loro distretti rurali.
Abbandonata da tempo l'ipotesi di una Padusa estesa su gran parte della pianura, I'attenzione congiunta di storici, geografi, geologi si rivolge ormai alla ricostruzione circostanziata del territorio, di cui la sistemazione delle acque è momento essenziale, anche se qui sarà impossibile svolgere un discorso approfondito.
Nell'età medievale il paesaggio a lungo si reinselvatichisce,
si reimpaluda, si spopola e se certo anche nella
pianura resistono aree relativamente coltivate e
popolate è anche vero che frequenti alluvioni torrentizie
investono Bologna stessa e aree paludose si riscontrano
nell'immediato suburbio, determinando toponimi
come Via delle lame, Polesino, Padulle, Bagno
e Bagnetto, ecc. Dopo l'anno Mille, con la ripresa,
l'azione di riconquista si fa assidua ad opera del Comune cittadino come delle comunità rurali e dei signori
feudali (l'abate di Nonantola, il vescovo, l'arcivescovo
di Ravenna, ecc.) che, declinando, moltiplicano
le concessioni enfiteutiche ad meliorandum. Sorgono le partecipanze, tipiche delle aree di bonifica, e
si registra una intensa opera di canalizzazione anche
per.l'industria molitoria e tessile nonché per la navigazione.
Gli statuti cittadini (almeno dal 1288) prendono a regolare
gli interventi ed i diritti collettivi e tuttavia la
situazione resta spesso difficile, conosce periodici arretramenti
per la naturale instabilità delle acque.
Nell'età tardomedievale le notizie relative ad interventi
idraulici si fanno frequentissime anche se
non ancora correlate dagli storici in una visione d'insieme.
Ci basti qui citare la realizzazione del canale di Reno-Naviglio, di quello di Savena, dei canali di Medicina,
Budrio e S. Giovanni. Si pensò seriamente di rendere
navigabile anche il Riolo, con percorso parallelo e
alternativo al Naviglio. Le variazioni nel corso dei
torrenti erano frequenti e, specie dopo periodi di
depressione ed abbandono, occorreva porre mano
a sistematici interventi di inalveazione ed arginatura.
Così gli statuti del 1389 prevedevano vasti interventi al Reno, alla Savena, all'Idice con la tripartizione degli oneri tra comune cittadino, comunità rurali ed interessati frontisti.
Così gli statuti del 1389 prevedevano vasti interventi al Reno, alla Savena, all'Idice con la tripartizione degli oneri tra comune cittadino, comunità rurali ed interessati frontisti.
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