Questa piccola pubblicazione ruota prevalentemente su una casa – torre del Cinquecento, sul suo
fondatore e la sua famiglia. In un piccolo convegno di Italia Nostra di qualche decennio fa – che
ebbe tra i suoi promotori anche il lustrolano Bottoni - avevamo lamentato le manomissioni che di
quella torre si erano succedute nel corso dell’ultimo secolo per il progressivo accentuarsi dei
fenomeni migratori, le mutazioni del costume ma soprattutto per la perdita pressoché totale della
memoria storica e nella errata convinzione che la storia della montagna fosse stata solo una storia
di povertà ed emarginazione, laddove, per molti versi era vero proprio il contrario, ossia che la
storia di quella montagna era stata costantemente centrale e correlata alla grande storia, sia sul
piano politico – militare che sul piano economico e culturale. Insistevamo sul fatto che la vicenda
del contado e della montagna, del mondo popolare, e la vicenda delle città e della cultura
accademica, dell’alta cultura, erano state costantemente molto più strettamente correlate di
quanto di solito non si supponesse. Gli studi puntuali che abbiamo svolto successivamente, e di cui
qui potremo dare solo qualche breve sintesi, hanno ampiamente confermato quelle analisi.
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