Le case torre, la loro funzione e le famiglie che l'abitarono



L'immagine prevalente della montagna bolognese del passato, specie dell'età moderna, è quella di una società abbastanza uniforme e povera, di cui si percepiscono per lo più solo determinati aspetti della cultura materiale o della religiosità, quasi in una dimensione del tutto folklorica.
Ovviamente non si vuole ribaltare questa visione, che una sua matrice di validità l'avrà (se mai occorrerebbe approfondire criticamente anche questa dimensione di cultura materiale), si vuole però insistere sull'esigenza di non ricondurre questa società ad un'uniformità astratta e senza tempo, di vederne concretamente l'evoluzione storica e la complessità ambientale e strutturale, economica, sociale, culturale, sia nel tempo (dimensione diacronica ed evolutiva) sia in uno stesso periodo (dimensione sincronica e differenziazioni socio — economiche).
Allo stesso modo non si potrà considerare la montagna come una realtà chiusa, ma la si dovrà vedere nella sua costante e complessa interrelazione con la città (e possibilmente senza troppo calcare, come si è fatto in passato, sull'idea della subordinazione comitatina e della dominazione urbana) e la si dovrà correlare con le realtà regionali vicine, in un orizzonte allargato.
Tutte le strutture della montagna, pur riflettendo indubbiamente anche una specifica vocazione originaria, si sono profondamente modificate nel tempo e debbono perciò essere recuperate nella loro evoluzione. Ciò vale anche per la casa e la famiglia, che sono l'oggetto di questo incontro, ma vale anche per la mentalità collettiva ed individuale, per il sentire civile e per l'esperienza religiosa che con la casa e la famiglia hanno costantemente interagito.



La versione sopra riportata è una rielaborazione in formato testo e poi PDF dell'originale presentata all'inizio del post al fine di rendere più agevole la lettura e la funzione di "ricerca" all'interno del documento.
Casaglia di Caprara (Marzabotto), Borghetto "Le Murazze", la torre (disegno di Enrico fantini)

Popolazione e società in un'area dell'alto Appennino bolognese



Gli storici della montagna bolognese hanno solitamente utilizzato in senso generico i termini di comunità e di famiglia, potremmo dire anche di parrocchia e di chiesa, senza riflettere sufficientemente sulle diverse strutture che sottendono nelle diverse epoche. L'incontro attuale tra antropologia e storia permette un'analisi molto più articolata e significante, di cui qui accenneremo solo alcune grandi linee. E' evidente che la comunità capugnanese del '300-'400, raccolta in un ristretto spazio di cresta, completamente isolato da fiumi e foreste rispetto alle altre comunità, costituita al più da un centinaio di persone raggruppate in una trentina di famiglie che pur essendo patriarcali sono anche nucleari, è ben diversa dalla comunità cinquecentesca e moderna, che con coltivi, prati, castagneti, vigne, e con lo stesso sfruttamento sistematico del bosco ha antropizzato tutto il proprio spazio fino a saldarsi e compenetrarsi con le comunità vicine.

Quadri, Giovanni Lodovico (inc.), Descrizione di tutti i luoghi, ville, case, fiume Reno, terra della Porretta, ed altro contenute nel presente disegno, 1723 - Biblioteca Digitale dell'Archiginnasio

Bibliografia del Professor Alojzi Sajkowski (1952 – 1990)



Bibliografia del Professor Alojzi  Sajkowski  (1952 – 1990), a cura di Ewa Lechniak e Barbara Judkowiak.



Le bolle pontificie relative all'Università di Bologna dal 1450 al 1800 con particolare riferimento a Benedetto XIV



Il rapporto tra Università e Chiesa fu probabilmente più debole in età moderna, quando Bologna passò sotto il dominio della Chiesa, che in età medievale, quando era comune autonomo o solo periodicamente o latamente soggetto. La Chiesa infatti non eliminò o non riuscì ad eliminare la specifica autonomia della città, all'interno della quale l'Università godeva da tempo di sue specifiche autonomie.


L'evoluzione socio-patrimoniale di una famiglia centese nel '500-'600



Un ramo della famiglia Fabri e l'acquisizione fortunosa del suo patrimonio al monastero bolognese di santa Margherita.

Le famiglie centesi - Atti del Convegno di Studi, novembre 2000


L'equilibrio della terra e delle acque. Territorio, economia e agricoltura in età moderna



Il territorio centese in età moderna costituisce un'area geografica, politico amministrativa, agronomica, antropologica ben individuata, di transizione tra Ferrarese, Bolognese e Bassa modenese. Come per l'aspetto religioso (diocesi), dal punto di vista idraulico e agronomico il Centopievese fa sostanzialmente parte dell'area bolognese e tuttavia è sotto il dominio estense che il sistema idraulico assume il suo aspetto definitivo, in larga misura conflittuale con gli interessi bolognesi e solidale con quelli ferraresi. Nel Ferrarese però, anche dal punto di vista idraulico e agronomico, il Centese costituisce un'area a sé, autonoma. E' l'area delle Partecipanze e insieme delle terre vecchie o alte (vecchie e alte in rapporto al basso e giovane Ferrarese, appunto), incentrate sul Reno e il Canalino di Cento.

Cento, Pinacoteca. Guercino, La mietitura

Per una storia di Cento in età moderna



Cento non è solo uno dei tanti piccoli centri della bassa padana, dotati di larga autonomia amministrativa, ma appunto una città con un suo territorio, con una sua specifica tradizione culturale, una sua specifica tradizione artistica. Lo studio della storia centese presenta perciò innumerevoli vantaggi: la città, il territorio, la popolazione costituiscono una struttura organica, quasi un ministato in età moderna, un microcosmo che riflette tutte le stratificazioni sociali, economiche, culturali di più ampi complessi urbani e territoriali, la più ampia periodizzazione della "grande storia", ma, contemporaneamente, è sufficientemente piccolo da poter essere studiato analiticamente, per totalità, in modo da poter valutare l'interazione reciproca di tutti i fattori.


Storia di Cento: il volto della città




STORIA DI CENTO DAL XVI AL XX SECOLO

Il volto della città: il catasto urbano del 1752

Alla metà del '700, quando in parallelo al catasto rurale fu realizzato anche un preciso catasto urbano, Cento non era più un borgo rurale ma una "terra" consolidata e popolosa che si avviava anzi a conseguire il riconoscimento di città. 


Bologna, i Grabiński e le legioni polacche



BOLOGNA E LA POLONIA NELLA DECADENZA DEL REGNO

La continuità dei rapporti tra Italia e Polonia è ormai oggetto di innumerevoli studi, nel cui contesto il ruolo di Bologna e della sua università è ormai noto. Questo contributo non potrà perciò apportare che alcuni elementi di precisazione marginale. L'attenzione si concentrerà sugli anni del tardo illuminismo e della decadenza della Polonia, in cui le due nazioni trovano nella crisi politica nuovi elementi elementi di riflessione comuni e le ragioni di una fraternità ancora più profonda che per il passato, che doveva sorreggere tutto il loro risorgimento, sentito come comune lotta di popolo per l'indipendenza e la libertà, e, nelle componenti più avanzate, anche per la democrazia.


La Madonna di San Luca e i polacchi



A richiamare la frequenza e profondità dei rapporti tra la società bolognese e la Polonia basta ricordare che il santuario della Madonna di San Luca, santuario del popolo ed in passato della "nazione" bolognese e quasi simbolo di autonomia repubblicana della stessa curi romana, è, per certi versi considerato dai polacchi in Bologna (e forse anche in Italia) il "loro" santuario e ciò non solo per la saldezza del culto mariano in Polonia e per un possibile parallelismo con la Madonna di Czestochowa o quella di Leopoli, ma anche per ragioni in parte occasionali, in parte più profonde e specifiche.

Ewa Lechniak Giacomelli - Dai quaderni dell'Associazione Culturale Italo-Pokacca "Malwina Ogonowska".

D.M. Viani, "Un miracolo di San Pio V" - 1660, Basilica di San Luca, Cappella Ghisilieri

Proprietari, affittuari, agronomi a Bologna. Le origini settecentesche della società agraria



Estratto da "Fra studio, politica ed economia: la società agraria dalle origini all'età giolittiana", Atti del 6° Convegno - Bologna, 13-15 dicembre 1990.



 
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