Monte Acuto delle Alpi 1580-85: le guerre dei poveri - (Parte IV.2)



Questo studio fa parte di una serie intitolata "Per una storia del banditismo montano nel Cinquecento" che raccoglieremo in maniera organica e in un unico testo in un post finale ma che nel frattempo li riproporremo gradatamente nella versione iniziale pubblicata.

Monte Acuto 1580-85: le guerre dei poveri.

Le vicende di Monte Acuto, ossia le faide dei Guccini e degli Amadori e dei Biagi, complicate dalla partecipazione di altri personaggi e clan, come gli Zanelli e i Balduccelli, sembrano caratterizzarsi interamente come una assurda guerra tra poveri, quasi priva di ogni motivazione che non sia quella di una serie di vendette ricollegabili ad un delitto ormai lontano, risalente ad oltre un ventennio prima. Sembrano dunque vicende avulse dalle più generali lotte politico-sociali tra guelfi e ghibellini che si combattono nel contado bolognese intorno al 1580-85 con le quali per altro finiranno per trovare qualche aggancio. Tuttavia il condizionale è d'obbligo anche perché dai registri del foro criminale esaminati non pochi punti restano ancora oscuri. L'evento lontano è costituito dall'uccisione nel 1563 di Tognarello Guccini da parte di Biagio Biagi. Ne ignoriamo la causa. È possibile che, come spesso avveniva, si trattasse di un omicidio occasionale, nato quasi dal nulla, però occorrerà ricordare che proprio in quegli anni a Monte Acuto era in atto un duplice scontro. Anzitutto tra gli «autonomisti» monteacutani e il comune di Belvedere si contendeva sullo sfruttamento esclusivo o largo dei boschi e dei pascoli della «villa». Per i boschi monteacutani vi era pure scontro tra due potenti gruppi nobiliari cittadini, contrapposti nelle pretese di affitto e di sfruttamento, ed ognuno di essi contava su specifici gruppi locali di fautori e clienti-dipendenti. Non è dunque improbabile che l'uccisione di Tognarello Guccini si inserisse in tale contesto e bisognerà ricordare anche le tensioni connesse al rapido ripopolamento di Monte Acuto e del suo territorio, quasi totalmente privo di terreni coltivabili, dopo la decadenza tre-quattrocentesca. I Guccini erano forse l'unica famiglia rimasta in tale periodo di crisi, originaria; le altre venivano dall'esterno prossimo (i Biagi da Vidiciatico e si insediarono oltre che nel borgo anche a Fiumineda e sono famiglia diversa dai Biagi del Sasso e di Lizzano; gli Amadori venivano da Grecchia e si insediarono a Pianaccio; i Pugnani venivano da Capugnano; i Pozzi dalla Pozza; gli Antoni da Tresana e prima da Capugnano-Granaglione, ecc.) o anche da assai lontano, compreso dal Milanese. Poco dopo l'uccisione per altro il 25 luglio 1563 le due famiglie stipulavano la pace, probabilmente anche in considerazione della giovane età dei figli dell'ucciso, e riguardò i due clans larghi, compresi agnati, cognati, seguaci. Sembra che la pace del 1563 ponesse fine alle faide tra le due famiglie per oltre un ventennio, ma non ne siamo interamente certi né, allo stato attuale, sappiamo esattamente le ragioni che determinarono la loro ripresa. Di certo le tensioni tra Biagi e Guccini erano nuovamente acute nel 1582 come risulta da un episodio di cui non c'è traccia negli archivi criminali bolognesi ma solo in quelli della contea porrettana. Il mercato della Porretta infatti, per la confluenza settimanale di genti da tutta la montagna, era e restò a lungo il luogo privilegiato per il regolamento dei conti e le faide. .....

Rugletto dei Belvederiani - Monte Acuto delle Alpi

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