L'acuirsi delle faide tra Mellini e Zanini e la ripetuta invasione dei Bagni della Porretta - (Parte III)



Questo studio fa parte di una serie intitolata "Per una storia del banditismo montano nel Cinquecento" che raccoglieremo in maniera organica e in un unico testo in un post finale ma che nel frattempo li riproporremo gradatamente nella versione iniziale pubblicata.

Il nuovo attacco dei Mellini ai castagneti della Pieve delle Capanne e l'invasione dei Bagni della Porretta da parte di Gregorio della Villa (ottobre 1583).

Il progressivo rafforzamento delle bande pepolesche nella valle del Reno nell'estate e nell'autunno del 1583 era percepibile da molti degli episodi che abbiamo citato nel primo paragrafo, dall'attacco di Luigi Pepoli a Gaggio, roccaforte dei Tanari, agli inizi di agosto, all'uccisione dell'oste Nannuzzi della Fontana del Sasso a metà dello stesso mese, dallo stesso crescente numero di condanne capitali che coinvolgeva membri della banda delle più diverse parti del contado, come la condanna capitale del 1° ottobre 1583 che accomunava Annibale Macchiavelli, membro di una famiglia potente nell'area di Monghidoro-Loiano, Grazzino da Scannello e Ermete da Roffeno. L'orizzonte politico-militare delle bande di Luigi Pepoli e di Gregorio della Villa diveniva sempre più ampio e la loro era in effetti ormai una vera e propria guerra per bande, capaci di disgiungersi in drappelli minuti e capillari ma, all'occorrenza, anche di concentrarsi in azioni più impegnative, in un più preciso disegno di controllo del territorio e, per conseguenza, di aggregazione ideologica e di interessi politico-economici. La compromissione nella lotta delle forze nobiliari era del resto ormai assai ampia: coi Pepoli, ad esempio, nella prima valle del Reno, almeno i Rossi ed i Vizzani e, nella media, i Volta. Tale progressivo rafforzamento era percepibile anche nelle faide e negli attentati che si moltiplicavano nelle diverse comunità. I Mellini, ad esempio, il 12 ottobre poterono operare un rientro in forze in Granaglione soprattutto, come nell'anno precedente, per rivendicare, nonostante i bandi, la loro persistente presenza nella comunità e per impedire agli Zanini il pacifico godimento delle rendite della pieve delle Capanne ed anzitutto la raccolta delle castagne che aveva acquisito ormai un valore largamente simbolico. Già nei giorni precedenti le loro donne, andando a raccogliere le castagne, erano andate ostentatamente anche sui castagneti della pieve e, incontrate le donne degli Zanini e le loro affini, avevano detto loro che si guardassero dal tornarvi, «che le volevano fare osellare se coglievano le castagne della pieve». La pieve e i suoi beni, causa prima del conflitto tra le due famiglie, avevano dunque acquisito il significato di una bandiera anche se ormai il conflitto stesso era ben diversamente generalizzato e senza esclusione di colpi. I Mellini banditi erano ancora così forti in Granaglione che ostentavano la capacità di impedire a don Pirro la percezione delle entrate della pieve che canonicamente deteneva. In effetti, come già nell'anno precedente, gli Zanini non avevano più avuto il coraggio di andare personalmente sui castagneti ma avevano cercato di effettuare la raccolta mediante i loro affini e collegati, i loro «bravi» che, significativamente, non erano granaglionesi ma elementi di origine esterna e in particolare capugnanesi. ......

I Bagni della Porretta nel 1637, A.S.B, Insigna degli Anziani

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