Casalecchio: Dai Comuni-parrocchia medioevali e moderni al Comune rivoluzionario-napoleonico. Linee evolutive di un territorio e di una società

Casalecchio: Dai Comuni-parrocchia medioevali e moderni al Comune rivoluzionario-napoleonico. Linee evolutive di un territorio e di una società  di All'eco Giacomelli Come nella quasi totalità dei casi, il Comune moderno di Casalecchio, è il frutto delle ristrutturazioni politico-amministrative dell'età rivoluzionario-napoleonica che di norma aggregarono un certo numero degli antichi e più piccoli Comuni, di norma nati e cresciuti organicamente insieme alle relative parrocchie e, non di rado, con sedi ed archivi presso le parrocchie stesse, nelle canoniche, e con arenghi sui sagrati o anche, almeno fino al Concilio di Trento, all'interno delle stesse chiese. Specificamente fanno parte dell'attuale territorio di Casalecchio...

La leggenda medievale di Sant'Acazio di Montovolo. Un probabile caso di propaganda ideologica antifedericiana nella Bologna del Duecento

Nel 1982, in occasione dei restauri agli affreschi quattrocenteschi della chiesa di S. Maria della Consolazione di Montovolo da parte della Sovrintendenza ai Beni artistici e storici e della Sovrintendenza ai Beni ambientali ed architettonici, fui coinvolto in una ricerca sul più antico ed importante Santuario della Montagna bolognese che era stato storicamente, con altre chiese e con numerosi e frazionati appezzamenti di una vasta zona circostante, diretta dipendenza del capitolo della Cattedrale di S. Pietro. Esaminata la non cospicua nè troppo organica letteratura specifica, anche per risolvere i moltissimi problemi che restavano aperti le mie ricerche archivistiche si orientarono in due direzioni: da un lato lo studio diretto dei documenti...

Le partecipanze emiliane, tra mito, evoluzione storica e produttività agraria

Chi abbia familiarità con la letteratura sulle partecipanze e le comunità partecipanti sa che, non infrequentemente, essa è nata da studiosi locali che con le partecipanze avevano un profondo, originario legame: penso, ad esempio, al Forni, al Simoni, al Diozzi. Si tratta di studiosi che muovono dalla erudizone locale, con un'ottima conoscenza dei locali archivi anche perché talora essi stessi archivisti comunali, ma spesso senza più ampi elementi di raffronto e però, nel loro rigore, non di rado anticipatori di ricerche e di interessi di studio non comuni in passato alla storia accademica, valorizzati invece più recentemente dalla microstoria, dalla storia demografica e dela famiglia, del territorio e dell'ambiente, delle strutture...

Giuseppe Marconi tra privato e pubblico

Agente minghettiano nel regno di Napoli e a Roma nella prospettiva dell'unità d'Italia e della spedizione dei Mille? Considerazioni di metodo e ipotesi di lavoro Nel 2009 ricorrerà il centenario della concessione del premio Nobel a Guglielmo Marconi.  Spero che sarà l'occasione per la pubblicazione di un consistente lavoro compiuto col compianto amico Giorgio Bertocchi sulla famiglia Marconi e sulle premesse di lungo e medio periodo che fecero del-l'invenzione della telegrafia senza fili, a Bologna e a Pontecchio, nella valle del Reno, in quello specifico momento, un evento non occasionale, ma in qualche modo "necessario", frutto della genialità individuale ma anche di una specifica e qualificata famiglia, di un preciso contesto...

Per una storia del territorio e delle strutture del comune di S. Lazzaro nell'età moderna (secoli XV - XVIII)

APPENDICE: Mappe delle proprietà e delle vocazioni agrarie delle dieci comunità del territorio sanlazzarese alla fine del Settecento desunte dal catasto Boncompagni. Il comune attuale di S.Lazzaro è costruzione rivoluzionario-napoleonica mantenuta dalla Restaurazione e consolidata dall'unità d'Italia. Per una storia di questo territorio nell'età moderna molti elementi debbono essere radicalmente ripensati, a partire appunto dall'idea di comunità che di norma si origina intorno alla parrocchia e con essa mantiene una sostanziale simbiosi, anche se progressivamente indebolita dal processo di specializzazione delle strutture ecclesiastiche e civili centrali, dal loro tendenziale processo di separazione nel momento gerarchico e governativo....

Economia e riforme a Bologna nell'età di Benedetto XIV

Il lunghissimo conclave da cui uscì Benedetto XIV è indicativo delle difficoltà in cui si dibatteva il pontificato. Si è spiegata questa lunghezza coi condizionamenti esteri nell'imminenza della ripresa bellica per la successione austriaca ma l'accordo non poteva essere raggiunto che su un papa neutrale e quasi di necessità, per la posizione dello stato pontificio, moderatamente filoborbonico. Lo scontro sui problemi interni, su due visioni dello stato e della chiesa, fu di gran lunga più rilevante e si concretò nella diretta contrapposizione di due uomini simbolo: il Ruffo, espressione degli Albani e degli zelanti, del primato romano e dell'accentramento curiale, della difesa dell'immunità ecclesiastica; il bolognese Aldovrandi, uomo...

La chiesa di Bologna e l'Europa durante l'arcivescovado del Cardinal Vincenzo Malvezzi

Se si eccettuano alcuni panegirici in occasione della morte, fatti da personalità religiose di tutto rilievo e assai laudativi, non si può certo dire che la letteratura sull' arcivescovado del card. Vincenzo Malvezzi sia numerosa e di rilievo' e ciò in particolare contrasto con la letteratura sul suo predecessore Prospero Lambertini-Benedetto XIV che è abbondante e generalmente encomiastica, anche se spesso molto aneddotica e poco incisiva dei problemi religiosi e politico-economici o socio-culturali che coinvolsero la società e la chiesa bolognesi del periodo'-. In effetti forse proprio questa abbondanza di letteratura acritica per il Lambertini ha finito per schiacciare la possibilità di una corretta lettura dell' arcivescovado del...

Comunità e Parrocchia nell'area Appenninica in Età Moderna

Parlare in breve delle forme tradizionali di aggregazione popolare nella montagna-collina emiliano-romagnola (anche a limitare il discorso a pochi elementi come la comunità e la parrocchia) non è semplice perché, se esistono elementi strutturali uniformanti la cultura appenninica (l'ambiente, una certa unità di cultura materiale e spirituale, l'alimentazione, ecc.), esistono anche tra le diverse aree differenze profonde. Nel piacentino e nel parmense il peso della grande feudalità è rilevante e quasi non conosce fratture dall'età medioevale alla rivoluzione: i castelli conservano anche in età moderna gran parte della loro importanza strategica e sono spesso al centro di veri piccoli stati consolidati dalla tradizione ghibellina e dalla...

Per un'indagine dei caratteri originali della pianura bolognese del XVIII Secolo: il Catasto Boncompagni

Il Bolognese, tra il Sillaro e il Panaro, è diviso dalla via Emilia ad est e dalla via Bazzanese ad ovest, che separano nettamente il territorio della collina-montagna da quello della pianura. La città è posta al centro di questo territorio e da essa si dipartono a raggera anche le altre strade secondarie: di cresta (solo parzialmente e più recentemente di fondovalle) verso i valichi e le città toscane; verso Ravenna nella pianura (l'antica via Salara) e su tre direttrici verso il Primaro e il Ferrarese; verso S. Giovanni e Crevalcore con un rettifilo costruito di getto nel 1250 dal comune popolare memore delle antiche realizzazioni romane. Già questo assetto mostra come il Bolognese sia stato un territorio unitario e la città vi abbia...

Identità storica e vocazioni del territorio bolognese

Colloquio con Alfeo Giacomelli. Comincerei con una constatazione. Il territorio coordinato dalla città di Bologna ha mantenuto una notevole stabilità nei secoli e paragonato ad altre realtà, per esempio il territorio modenese o quello romagnolo - ha una notevole estensione. Bologna ha sviluppato una capacità di controllo sul contado sconosciuto alle altre città emiliane. Inoltre questo dominio non conosce eccezioni e si manifesta sia verso la pianura, sia verso la montagna. Lei concorda con questa affermazione?   Per l'età moderna certamente. Bologna è una grande città di tipo europeo, internazionale, sia dal punto di vista demografico, sia dal punto di vista produttivo. E' assolutamente una delle città trainanti sul piano...

La Madonna di San Luca a Bologna - Valori simbolici del santuario e del portico nel contesto politico-culturale bolognese del Sei-Settecento

Il culto cittadino della Madonna di S. Luca si era delineato assai gradatamente, anche per l'acquisizione duecentesca del monastero collinare alla religione domenicana e poi per la discesa trecentesca delle monache nel convento urbano di S. Mattia, fino al 1433 quando, per iniziativa di Graziolo Accarisi, primo elaboratore della leggenda, erano iniziati i trasporti cittadini dell'antica immagine. Significativamente però era stato solo sotto la consolidata signoria di Giovanni II Bentivoglio, nel 1476, che il culto della B.V. di S. Luca era entrato organicamente nella liturgia cittadina in connessione ai tridui delle rogazioni minori, cominciando a configurarsi, per tale fatto, come specifico culto "nazionale" bolognese Poco dopo, nel...

Corporazioni d'arte e famiglie cittadine in relazione con la basilica di San Petronio (secoli XVI-XVIII)

Le circostanze storico-politiche che portarono alla delineazione della figura leggendaria di S. Petronio ed alla sua fissazione come patrono della città sono state oggetto di numerosi studi specialistici né perciò occorrerà insisterci. Su qualche punto merita però richiamare l'attenzione, anche per individuare linee di continuità tra l'età medievale e moderna ed il persistere del culto e della funzione patronale nel mutare delle circostanze storico-culturali.  S. Petronio è un santo esclusivamente bolognese, funzionale al dominio della città, che nello stesso contado bolognese non ha praticamente alcun culto. Il governo cittadino chiama capitani, vicari, podestà e massari a prestare omaggio per la festa del santo ma il suo culto...

Per un'analisi dì lungo periodo della proprietà e dell'agricoltura zolese. La tenutina delle Donzelle e di Villa Edvige e Ia sua evoluzione storico-produttiva

Per un'analisi dì lungo periodo della proprietà e dell'agricoltura zolese. La tenutina delle Donzelle e di Villa Edvige e la sua evoluzìone storico-produttiva. La circostanza della acquisizione da parte del comune di Zola di villa Edvige nella tenuta delle Donzelle e la sua ideata destinazione a centro di studi della storia delle ville, (si spera non solo da un punto di vista architettonico, ma nel senso originario del termine, ossia di "rus", campagna produttiva, agricoltura, impresa), ci invoglia a tentare una prima analisi del territorio e della proprietà zolese, nelle trasformazioni tra la fine del `700 e l'età rivoluzionario - napoleonica, per procedere poi ad un più preciso approfondimento dell'evoluzione della tenuta delle...

Le trasformazioni delle strutture familiari e comunitarie e la ripresa del potere "popolare" - (Parte VI.17)

Questo studio fa parte di una serie intitolata "Per una storia del banditismo montano nel Cinquecento" che raccoglieremo in maniera organica e in un unico testo in un post finale ma che nel frattempo li riproporremo gradatamente nella versione iniziale pubblicata. Le trasformazioni delle strutture familiari e comunitarie e la ripresa del potere «popolare» - (Parte VI-17) Il processo di disciplinamento sociale, per altro, non sarebbe probabilmente passato se si fosse limitato al solo momento repressivo ed ecclesiastico-ideologico e se non si fosse accompagnato a più graduali e profonde trasformazioni di molteplici strutture che infine venivano a maturazione, determinando il sorgere di una società nuova, decisamente più «moderna» di quella...

Il Cardinal Paleotti e la ristrutturazione ecclesiastica dell'alto Reno - (Parte VI.16)

Questo studio fa parte di una serie intitolata "Per una storia del banditismo montano nel Cinquecento" che raccoglieremo in maniera organica e in un unico testo in un post finale ma che nel frattempo li riproporremo gradatamente nella versione iniziale pubblicata. Il card. Paleotti e la ristrutturazione ecclesiastica dell'alto Reno - Parte VI.16.  L'avvento di Sisto V e l'avviata repressione del fenomeno banditesco ebbero conseguenze immediate anche sulla situazione ecclesiastica, favorendo, con la scomparsa o la rimozione dei parroci e dei pievani più compromessi nelle lotte e nelle fazioni, il riassetto generale della diocesi e il definitivo consolidamento tra gli ecclesiastici e le popolazioni della normativa tridentina in un...

L'uccisione e la decapitazione di Raffaele "il Gallo" Mellini (8 settembre 1586) - (Parte VI.15)

Questo studio fa parte di una serie intitolata "Per una storia del banditismo montano nel Cinquecento" che raccoglieremo in maniera organica e in un unico testo in un post finale ma che nel frattempo li riproporremo gradatamente nella versione iniziale pubblicata. L'uccisione e la decapitazione di Raffaele «il Gallo» Mellini (8 settembre 1586). Il momento più acuto della repressione e della ristrutturazione politico-religiosa era dunque superato e tra persistenti catture-esecuzioni, ma anche grazie e condoni, la vita rientrava lentamente nella normalità quando un nuovo episodio sembrò riportare le tensioni tra Zanini e Mellini al momento più acuto: l'uccisione di Raffaele «il Gallo», da tempo non più solo capo morale del clan Mellini...

L'uccisione di don Pirro Zanini alla Pieve delle Capanne (5 settembre 1585) - (Parte VI.14)

Questo studio fa parte di una serie intitolata "Per una storia del banditismo montano nel Cinquecento" che raccoglieremo in maniera organica e in un unico testo in un post finale ma che nel frattempo li riproporremo gradatamente nella versione iniziale pubblicata. L'uccisione di don Pirro Zanini (5 settembre 1585) Il rigore dei nuovi bandi e la decisione con cui il nuovo pontefice ed il legato Salviati sembravano intenzionati a porre fine al fenomeno banditesco, l'arresto e lo strangolamento del senatore Giovanni Pepoli, capo effettivo del partito ghibellino al quale erano collegati, non sembrò scoraggiare i Mellini, ormai pressoché tutti banditi, ma, in qualche modo, anche relativamente sicuri nelle loro basi di Pavana e Sambuca,...

L'avvento di Sisto V, la legazione del Card. Salviati e l'avvio della repressione del banditismo - (Parte VI.13)

Questo studio fa parte di una serie intitolata "Per una storia del banditismo montano nel Cinquecento" che raccoglieremo in maniera organica e in un unico testo in un post finale ma che nel frattempo li riproporremo gradatamente nella versione iniziale pubblicata. L'avvento di Sisto V, la legazione del card. Salviati e l'avvio della repressione antibanditesca. L'episodio era indicativo del marasma politico-istituzionale in cui si stava dissolvendo lo Stato pontificio sul finire del pontificato di Gregorio XIII Boncompagni, delle interne contraddizioni in cui erano invischiate la società e la chiesa rinascimentali. In queste tensioni e contraddizioni cominciava anzi, più in generale, a dissolversi quella che era stata la più avanzata...

La reazione dei conti Ranuzzi all'invasione di Porretta e la controffensiva ghibellina nell'Alto Reno: l'assedio e la strage della Pieve di Lizzano - (Parte VI.12)

Questo studio fa parte di una serie intitolata "Per una storia del banditismo montano nel Cinquecento" che raccoglieremo in maniera organica e in un unico testo in un post finale ma che nel frattempo li riproporremo gradatamente nella versione iniziale pubblicata. CULMINE E CADUTA DEL FENOMENO BANDITESCO NELL'ALTO RENO ALL'ESAURIRSI DEL RINASCIMENTO. CAUSE CONTINGENTI E TRASFORMAZIONI STRUTTURALI La reazione dei conti Ranuzzi all'invasione di Porretta e la controffensiva ghibellina nell'Alto Reno: l'assedio e la strage della Pieve di Lizzano (5 febberaio 1585) La seconda e più grave invasione del Bagno della Porretta, avvenuta il 21 gennaio 1584 in pieno carnevale ad opera di un'ottantina di uomini guidati dal conte Alfonso Montecuccoli...

I Tanari e la Comunità di Belvedere: dallo Stabilimento della Larvata "Signoria" al recupero delle libertà (1525-1602) - (Parte V)

Questo studio fa parte di una serie intitolata "Per una storia del banditismo montano nel Cinquecento" che raccoglieremo in maniera organica e in un unico testo in un post finale ma che nel frattempo li riproporremo gradatamente nella versione iniziale pubblicata. I Tanari e la Comunità di Belvedere: dallo Stabilimento della Larvata "Signoria" al recupero delle libertà (1525-1602) - (Parte V) Nel 1525 la comunità di Belvedere affittò i propri beni ai Tanari, favoriti dall'appoggio di Clemente VII e dei suoi legati, dal momento che dalla fine del '400 con le loro risorse finanziarie e le loro bande avevano sostenuto i Medici nel loro tentativo di rientro in Firenze contro la repubblica e avevano poi sostenuto i tentativi di espansione...

La reazione delle popolazioni e dei Ranuzzi all'invasione di Porretta e l'isolamento dei guelfi. L'assedio ghibellino e la strage della pieve di Lizzano - (Parte IV.5)

Questo studio fa parte di una serie intitolata "Per una storia del banditismo montano nel Cinquecento" che raccoglieremo in maniera organica e in un unico testo in un post finale ma che nel frattempo li riproporremo gradatamente nella versione iniziale pubblicata. La reazione delle popolazioni e dei Ranuzzi all'invasione di Porretta e l'isolamento dei guelfi. L'assedio ghibellino e la strage della pieve di Lizzano - (Parte IV.5) Abbiamo visto che anche nel Belvedere le violenze mafiose dei Tanari e dei Menzani incominciavano ad incontrare crescenti resistenze nella popolazione, anche se è ovvio che a determinarle non era solo la volontà autonomistica delle principali famiglie locali ma anche l'opera di sobillamento del partito ghibellino...

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